Il 25 aprile di questo 2023 viene celebrato mentre al governo siede una Presidente del Consiglio leader di un partito post-fascista. Molti sondaggi lo danno, nonostante tutto, entro la soglia di gradimento per il 30% degli intervistati. Dato che non equivale certo all’intera popolazione italiana, come non equivalgono alla maggioranza elettorale le percentuali che hanno portato la destra al potere nelle ultime elezioni. Ma questo è un dato al limite del banale. Il sistema elettorale ha avuto sempre il pregio di garantire stabilità e sicurezza ai padroni e ai loro rappresentanti. Mussolini ed Hitler sono saliti al potere con libere elezioni. Poi non fecero più elezioni libere. Anzi, nessuno fu più libero e interi paesi dovettero imbracciare le armi e mobilitare tutta la solidarietà proletaria di cui erano capaci per riprendersi la libertà. Anche per questo si celebra il 25 aprile.
Quanto detto è storia nota, come altrettanto conosciute, o meglio prevedibili, sono le scelte che il governo di destra attuale, sta portando avanti in tema di economia, welfare, guerra e diritti, con la capacità fascista più genuina di essere forti con i deboli e deboli con i forti. In un momento in cui il paese ha bisogno di esprimere il massimo sostegno sociale alle fasce più deboli, agli ultimi e ai lavoratori, le scelte del governo si indirizzano verso la tutela dei grandi redditi, di chi evade le tasse, e di chi, pagando stipendi da fame, ruba anni di vita alla parte sana e produttiva del paese: la classe operaia. Dalla cancellazione del reddito di cittadinanza all’adeguamento di salari e pensioni, dal definanziamento della sanità pubblica all’aumento delle spese militari, a regalie di vario tipo che passano per grandi opere fantasmatiche (Ponte sullo stretto) e arrivano alle società calcistiche, nell’Italia attuale va in scena il personaggio di un Robin Hood cialtrone che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Le rappresentazioni mediatiche di questa classe politica ricordano il peggior berlusconismo, e l’ancora più nefasta dittatura mussoliniana, quella delle donne espulse dai posti di lavoro, del diritto di sciopero e di interruzione di gravidanza negati, dell’applicazione delle leggi razziali, e dove si dimezzava le paghe degli operai e si assassinava un po’ tutti in giro per il mondo, con le sue guerre e le persecuzioni politiche. Il fascismo della stirpe italica di ieri, mostra il suo volto attuale – ma decrepito come sempre – della sostituzione etnica di oggi, delle teorie del gender, degli occupabili e dei capri espiatori di ogni genere: immigrati, anarchici, poveri. Le cause che portarono cento anni fa al potere il fascismo non sono state mai estirpate da questo paese: lo sfruttamento, la gerarchia, il possesso dei mezzi di informazione in mano a pochi (e agli stessi), la stratificazione della società in ricchi e poveri, chi può fare tutto e a chi viene negato tutto. Qualcuno si è illuso che bastasse nascondere sotto il tappeto della democrazia la polvere fascista, senza accorgersi che era troppo piccolo, sottile, inutile di fronte alla sporcizia con cui il liberismo, da sempre, contamina la società umana.
Il valore di questo 25 aprile va oltre la dimensione celebrativa, utile per rilanciare la conquista di diritti perduti (troppi) e conquistarne di nuovi (tanti), senza arrendersi all’ineluttabilità del profitto capitalista, all’arroganza omicida del potere, alla stupidità menzognera e vigliacca dei signori di Palazzo, e quella dei fascismi di ieri e di oggi; e per non avere più nessun fascismo domani.
FAI – Federazione Anarchica Italiana:
Sez. “Michele Bakunin” – Jesi
Sez. “Francisco Ferrer” – Chiaravalle
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – senza fissa dimora – Ancona