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I padroni del vapore

Il dibattito post-elettorale ferve, la governabilità impazza e i mercati sono altalenanti mentre i veri padroni del vapore fanno sentire la loro voce. Il comune denominatore: nostra signora delle auto.
A Bari la Bridgestone conferma la volontà di chiudere la fabbrica (950 lavoratori), ma di essere aperta al dialogo. Il sindaco del capoluogo pugliese si dice pronto a sostenere gli operai se decidessero di occupare lo stabilimento. Buona cosa, ma forse sarebbe meglio penalizzare la multinazionale, facendole pagare il corrispettivo in retribuzione, speranze e futuro perso per l’ennesimo caso di delocalizzazione. Ma questo è troppo, la lotta di classe non va più di moda. Almeno per gli operai, per i padroni invece …

Non a caso Marchionne, che recepisce la voglia di cambiamento uscita dalle urne si auspica governabilità per non uscire dall’ euro ed avere più sostegno e non tasse, IMU e altre cose simili. Certo detto da uno che taglia occupazione, diritti e salari, fa venire il sospetto che l’unico cambiamento che ci sarà è solo in termini di diritti, sempre più contratti o negati. Mentre i privilegi restano tutti, sempre per i padroni. C’è ancora in giro qualcuno che pensa che il parlamento interclassista di questa Repubblica fondata sul lavoro, toglierà qualche privilegio e restaurerà qualche diritto?

E tanto per capirsi non è un caso che al salone dell’auto, aperto a Ginevra, uno dei salvatori
della patria, Montezemolo, presenta il modello esclusivo delle nuove Ferrari, quello da un milione di euro, destinato ovviamente ad un pubblico ridottissimo di appena 500 acquirenti. Qualcuno dirà: “Ma per costruirle si è prodotto lavoro e ricchezza”. Forse, però per pagare quelle Ferrari, si è prodotto sfruttamento e miseria, perché quei 500 milioni di euro da qualche parte i padroni devono averli pur presi. In tempo di crisi poi!

Crisi o non crisi il vapore deve andare avanti ed il carburante è sempre lo stesso: il petrolio. Un arma utile per molti paesi poveri per poter far sentire i propri diritti verso il “Nord” ricco e prepotente anche se non è detto che quei diritti si diffondano, vengano applicati o che altro.

Molti gli esempi, uno il riferimento di oggi: il Venezuela, il cui presidente Chàvez è morto dopo una malattia che molti già annoverano fra le tesi complottiste mondiali. Personaggio controverso Hugo: dittatore o rivoluzionario? Jefe del pueblo o caudillo della sesta potenza produttrice di petrolio? La risposta viene dalla stessa massima centralizzazione del potere che era stato in grado di costruire attorno a se e che oggi si manifesta nelle mille illazioni attorno alla sua morte.
Un uomo solo alla guida di un paese, o di un partito, o di un movimento la storia ci insegna cosa significa in termini economici e sociali. In merito alla morte di Chavez ci sentiamo di rispondere con le stesse parole de “El Libertario” periodico anarchico di Caracas: “Né lutto, né celebrazioni! E’ arrivata l’ora dell’autonomia e delle lotte sociali”. Non solo in Venezuela.

F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana 
Gruppo – M. Bakunin – Jesi 
Gruppo – F. Ferrer – Chiaravalle 
Centro Studi Libertari L.Fabbri
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L’ultimo giorno di febbraio.
Chissà come sarà ricordato l’ultimo giorno del febbraio 2013. Molti diranno delle dimissioni di un oscuro pontefice che fra le tante cose parlò di dittatura del relativismo, senza preoccuparsi delle dittature politiche o economiche. Altri penseranno allo scatto d’orgoglio di un presidente alla fine del suo mandato, a difesa di un paese definito a rischio contagio dai tedeschi e che ospita clown in parlamento secondo gli inglesi.
A sinistra … ma già da molto prima di quel 28 febbraio era scomparsa la sinistra sotto le macerie di un tentativo goffo di essere partito di governo, senza essere più partito di lotta. Sulla macerie stanno i novelli portabandiera della forza della ragione, che rischia però sempre più di apparire come ragione della forza.
Non molti si ricorderanno di quest’ultimo giorno di febbraio come un giorno di infamia in cui le ragioni del lavoro, del diritto, della giustizia sono state cancellate in un’aula di tribunale rubando per l’ennesima volta i 7 operai morti della Thyssenkrupp alle loro famiglie. E all’infamia vecchia si aggiunge quella nuova di un altro morto sul lavoro all’Ilva di Taranto, il terzo in appena cinque mesi.
Il quadro non è dei migliori, ed anche se il paese si è stretto attorno a guru vecchi e nuovi, chi sperando, chi rassegnandosi, tanto per aumentare la confusione, i soliti 007 istituzionali lanciano l’allarme di attentati, sommovimenti, fabbriche cinesi che ci rubano il lavoro e chi più ne ha più ne metta. O come la caccia alle streghe di chiunque si opponga, utile a fare processi farsa, tanto pesanti sui media quanto vuoti di verità. Quando c’è insicurezza politica, ristrutturazione economica e pericolo di rivolta sociale, la strategia della confusione e della tensione è un prodotto made in Italy classico. Magari per favorire il formarsi di un governo, l’elezione di un capo, la pacificazione della rabbia sociale di chi, molto presto, si accorgerà che dopo le urne … non è cambiato niente.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francesco Ferrer” – Chiaravalle
Fip. Via Pastrengo 2 – Jesi
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concerti
domenica 17 febbraio
 concerto ore 17:30 ingresso gratuito e a seguire cena vegan
con 
ASTOLFO SULLA LUNA (da Napoli) 
S.T.A.T.E.D. (da Ancona)

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astensionista volantino

volantinaggio e comunicato stampa del 15 Febbraio 2013


Elezioni 2013: dei padroni, dei fattori,

e della servitù volontaria.

Dei padroni: qualsiasi sarà il risultato elettorale il patrimonio dei padroni d’Italia (Della Valle, Agnelli, Caltagirone, Berlusconi, Vaticano, Massoneria, Holding finanziarie, etc.) non verrà minimamente intaccato. I loro interessi verranno mantenuti grazie all’azione parlamentare di quelli che si dicono rappresentanti del popolo, ma che in realtà fanno gli interessi di chi comanda, i propri e qualche volta elargiscono un po’ di carità per tenere calmo l’elettorato.
Dei fattori: i figli della fatica contadina sanno cosa significa un fattore buono o un fattore cattivo, ma con tutta la buona volontà il fattore, anche quello buono, rimane sempre fattore, servo dei propri interessi e di quelli del padroni che lo tengono lì. Con il sistema elettorale non cambiano i padroni, al massimo i fattori che, buoni o cattivi, alla fine del raccolto voglio quanto spetta a loro e al padrone.
Della servitù volontaria: come possono milioni di persone accettare di essere poveri per far arricchire una minoranza, vivere una vita di stenti e miserie e ascoltare le menzogne di chi ne è responsabile? Ogni volta che questo popolo si reca alle urne perpetra una schiavitù volontaria vecchia di secoli.
I personaggi che oggi chiedono il consenso popolare variano a seconda delle promesse, della rabbia, delle meschinità. Ognuno rappresenta una cultura di potere che alla fine dimenticherà chi lo ha votato e regalerà di nuovo al paese e ai suoi abitanti stipendi da fame, tasse per chi lavora e protezione per chi le evade. Chiunque verrà eletto non invertirà il senso del declino dello stato sociale: la salute sempre più costosa, l’istruzione sempre più patrimonio dei figli dei padroni, la sicurezza e la previdenza parole in punta di manganello e non valori di civiltà per chi è anziano, per chi è più debole.
Dopo il voto del 24 e 25 prossimi chiunque vincerà non tornerà indietro sui diritti rubati ai lavoratori, chiuderà gli occhi sugli appalti disastrosi che costruiscono un paese che frana alla prima pioggia, non eliminerà guerre, povertà, disuguaglianze sociali. La casta rimarrà, la suddivisione in classi della società pure. L’Italia è uno dei paesi con il più basso indice di mobilità sociale al mondo: se nasci ricco resterai tale, se nasci povero … pure. Anzi, i figli del ceto medio che preferiscono riempire le piazze per sentire qualche imbonitore miliardario, in molti casi saranno più poveri dei loro padri. Tutto ciò viene spesso considerato come inevitabile, ma così non è.
Il voto è uno strumento, ma se non serve a liberare dalla schiavitù, a mandare via ladri, speculatori, padroni e sciacalli (quelli elettorali poi …), serve a ben poco. I diritti, le sicurezze sociali, le garanzie occupazionali, la tutela dell’ambiente e della salute, più che grazie a qualche tecnico illuminato, da sempre sono state ottenute dalle lotte della collettività, dalla difesa del territorio, dalla consapevolezza di essere soggetto di una società e non schiavo volontario di un sistema che chiamano democratico, ma che ha sempre gli stessi padroni e al massimo cambia qualche fattore. Tante le promesse elettorali, unico il voto da scegliere, nullo il risultato. E’ un gioco che ormai da decenni viene perso. E’ ora di dare voce alla politica che nasce dalle lotte, dai comitati di base, dal sindacalismo conflittuale, dalle relazioni non gerarchiche, dalla voglia di sapere e vivere liberi e dignitosamente.
Non esiste voto che possa dare ciò per cui non si sia disposti a lottare e a condividere con qualcun altro.






Alle bugie elettorali, la realtà delle lotte

 sociali!

Votare fa bene alla salute?
La stampa locale nei giorni scorsi ha annunciato la riconversione di 15 ospedali marchigiani in “Case della salute”. Cosa voglia dire questo in termini assistenziali non è ben chiaro, a differenza del fatto che la ristrutturazione della sanità italiana continua a suon di tagli e contrazione dell’offerta sanitaria pubblica. Molte le voci in merito che si sono levate a difesa di questo o quell’ospedale. In tempo di elezioni è normale, come normale sarà la scomparsa di ogni difensore a urne chiuse. E’ successo in passato con l’Ospedale di Chiaravalle che nonostante venti anni di tagli e obbligo per i cittadini della zona di fare decine e decine di chilometri per un esame, ha sempre garantito risposte efficienti ed efficaci alle esigenze del territorio e degli ospedali limitrofi. Per quello che ci riguarda vorremmo che ai cittadini fossero fatto sapere in maniera chiara tre cose semplici:
1. L’accesso alle prestazioni sanitarie (equità della salute) sarà più facile o no?
2. Le professionalità sanitarie e le risorse di sistema sviluppate in questi anni nei piccoli ospedali saranno valorizzate o saranno solo un taglio a favore di qualche budget di manager super pagati?
3. Quale strategia di sistema politici e tecnici prevedono nel medio e nel lungo termine per rispondere al peggioramento delle condizioni di vita di anziani, disoccupati, poveri, precari ed immigrati?
Il rischio è quello di peggiorare le prestazioni e la salute a livello marchigiano, e magari finire sui giornali nazionali per una futura malasanità come è stato per l’efficiente servizio di tutela del diritto alla maternità sicura (leggi IVG) a Jesi. Le risposte vere non verranno prima dei risultati elettorali. Altro, sarà solo sciacallaggio elettorale.




FAI – Federazione Anarchica Italiana: gruppo “M. Bakunin” – Jesi, gruppo “F. Ferrer” – Chiaravalle. Gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona, Circolo Studi sociali “O. Manni” – Senigallia, Anarchiche e Anarchici Valcesano,
Fip. V, Pastrengo 2, Jesi

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astensionista manifesto

       ALLE BUGIE ELETTORALI  RISPONDE LA REALTAì DELLE LOTTE SOCIALI

C’è chi chiama democrazia la scelta fra una gladiatrice piena di medaglie o un comico miliardario o un miliardario comico. Qualcuno promette che dopo le elezioni scompariranno i rifiuti della camorra, o che non si dovrà più scegliere fra salute e lavoro, fra istruzione e sanità pubblica e spread.
Qualcuno chiama economia la possibilità di licenziare, di rubare il lavoro; chiama giustizia l’atto di cancellare garanzie sindacali. Chiama investimento e competitività rendere la vita più precaria e aumentare i privilegi dei padroni. Costoro sono gli stessi che si sono arricchiti sul lavoro e le miserie della collettività e che si preparano a fare di peggio. E’ la classe imprenditoriale, politica e intellettuale d’italia che, ancora una volta, tramite la scheda vogliono il consenso elettorale.
Negare loro questo consenso è la prima cosa da fare, per mettere in forse tutte le strategie ladronesche in progetto. Ma no basta. L’ astensionismo vive nelle lotte, nella solidarietà, nella costruzione dal basso di strumenti e metodi, relazioni e saperi che spezzano le gerarchie del mercato e dello stato.
Non basta certo una scheda elettorale rifiutata. E’ illusorio, come pensare che dare fiducia agli stessi che devastano questa società, migliori le cose.  


F.A.I. – Federazione Anarchica Italiana – Gruppo “Bakunin” di Jesi, Gruppo “Ferrer” di  Chiaravalle, FdCA – Federazione dei Comunisti Anarchici sez. di Fano e Pesaro, gruppo Anarchico “Kronstadt” – Ancona, Circolo Anarchico Umbro “Sana Utopia” – Perugia, Circolo Culturale “N.Papini” – Fano, Circolo Studi Sociali “O.Manni” Senigallia, Anarchiche e Anarchici Valcesano.