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                                    NO ALLA GUERRA TRA POVERI


La riorganizzazione dei servizi sanitari ha messo in agitazione molti soggetti. Partiti che vanno contro la loro stessa maggioranza (PD ad esempio), comuni contro la regione; l’opposizione di centro-destra che cavalca la tigre della protesta fomentando la guerra fra poveri (Cingoli contro Chiaravalle?), partiti-movimento che si dicono diversi dal governo regionale e approvano in tutto e per tutto le stesse scelte che penalizzano la salute dei cittadini (M5S).

Più che la reazione ad un taglio drastico del welfare sembra una guerra fra bande (quelle dei poteri forti ovviamente) cui a farne le spese ad ogni modo saranno i cittadini e i lavoratori.

Le Marche, regione virtuosa in termini di costi della salute, non sono da meno come mercato clientelare del welfare e la sanità anche qui è il terreno di scontro fra potentati. Tutto ciò va rigettato da parte dei cittadini e dei lavoratori. Opporsi alla destrutturazione del sistema sanitario regionale non vuol dire mercanteggiare un posto letto fra amministrazioni ed amministratori, ma avere una visione d’insieme dell’offerta da garantire e della domanda di salute esistente, in un tessuto regionale che si sta impoverendo, che sta  invecchiando, dove la copertura assistenziale a livello territoriale, in termini di spesa e di  professionisti, non è tale da permettere fughe in avanti con la cancellazione di presidi ospedalieri esistenti.

Dal canto nostro siamo dalla parte dei cittadini tutti ed invitiamo a continuare la mobilitazione dal basso per difendere il diritto universale alla salute e le tutele di lavoratori che vedono minacciate professionalità e sicurezze sindacali. Un esempio di ciò che ci può capitare viene dalla Lombardia, una regione che dovrebbe far scuola in termini di sanità ma che è continuamente sulle cronache dei giornali per gli scandali che l’attraversano.

In qualche caso rimane la dignità di chi lavora a tutela del diritto alla salute, come per l’Ospedale San Raffaele, travolto dai debiti e dal malgoverno, dove le RSU sindacali (USB e USI) si stanno opponendo ai licenziamenti di lavoratori, mentre direttori e dirigenti se ne vanno via a tasche piene ed impuniti. Non vogliamo che nelle Marche si creino le stesse premesse. La parola più che alle urne elettorali, alle segreterie e ai potentati, passi a chi lotta dal basso. Equità nella sanità, qualcuno ha scritto. Equità nella società, aggiungiamo noi come anarchici.


FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo – M.Bakunin – Jesi
Gruppo – F.Ferrer – Chiaravalle



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contro una politica feroce ed oscurantista, sempre più rinchiusa in palazzi d’avorio, che genera sfruttati al posto di lavoratori e schiavi al posto di persone, che calpesta e uccide le libertà dell’individuo

inizio concerto ore 17:30 ingresso libero  a seguire cena Vegan 
con 
CHORIACHI 
stoner/rock da Bologna
+
PALMER GENERETOR 
alternative/stoner da Jesi
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concerti

concerto ore 17:30 a Seguire Cena Vegan – ingresso libero

con
USURPRESS –   (old school death metal) da Uppsala Svezia con membri di Uncurbed/Diskonto e Daniel Ekeroth autore del Swedish Death Metal

HUMUS – (fast & loud thrash crust dalle colline marchigiane)

NECANDI HOMMINES (black doom metal da Jesi)

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comunicato stampa 
1 aprile 2013
No alla chiusura dell’Ospedale di Chiaravalle! Questo è il primo punto fermo, poi si può parlare del resto. Consideriamo fondamentale quello che già era espresso nel Piano Sanitario Regionale ultimo e che riconosceva all’Ospedale di Chiaravalle le sue funzioni, le sue eccellenze (le fanno anche i semplici reparti di Medicina e Day Surgery e non solo le specialistiche baronali), i suoi costi ridotti e le ricadute importanti in termini di salute collettiva. Se Spacca parla di una visione di sistema nella riconversione della sanità marchigiana (come la sede ASUR a Fabriano?), questa non deve penalizzare i territori, generando una guerra fra poveri: un posto letto a me, due posti letto a te, niente posti letto a quello! La lungodegenza a Chiaravalle non è un reparto dell’Ospedale, ma di tutto il comprensorio e risponde alle esigenze della salute fungendo da filtro alla congestione dei nosocomi maggiori. Si taglia? Quanto si risparmia? Quanto costa il servizio ora? Quali le ricadute positive sulla popolazione? Chiunque parli di Casa della salute senza rispondere a queste domande sbaglia. E sbaglia perché non si pone il problema di dare risposte ai codici bianchi e verdi che senza Punto di primo intervento a Chiaravalle andrebbero a ingolfare ulteriormente i Pronto Soccorso di Jesi, Ancona e Senigallia. In un brogliaccio circolato in semi-clandestinità in questi giorni addirittura si paventa la chiusura del Laboratorio analisi. Qualcuno ha detto che è un refuso di stampa … portate pazienza! Ma quanto ci costano questi amministratori capaci di tagliare e fare refusi? Ogni cambiamento della sanità a Chiaravalle e nelle Marche deve rispondere a un concetto preciso: l’equità della salute, in termini di accesso alle prestazioni sanitarie, di posti letto, di liste di attesa, di potenziamento della presenza infermieristica nei servizi domiciliari. Un’ambulanza che porta in giro per la provincia un utente a cercare un posto letto o una visita, nei fatti crea disuguaglianze nella salute, cittadini di serie A e serie B, e peggiora lo stato delle famiglie che non ce la fanno più a correre da un nosocomio all’altro, da uno specialista all’altro, con le uniche sicurezze assistenziali date da … una badante a ore, per la quale stanno finendo anche i soldi. L’equità nella salute non si misura con le chiacchiere del palazzo e la ragioneria di una partita doppia, ma con diritti e servizi. I lavoratori dell’Ospedale di Chiaravalle e i cittadini della Bassa Vallesina dimostrarono 17 anni fa di sapere difendere i loro diritti. Oggi sono tornati a farsi sentire.
FAI – Federazione Anarchica Italiana 
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle 
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi


come 17 anni fa !


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 inizio CONCERTO ore 17:30 
ingresso gratuito 
a seguire Cena Vegan
MONTEZUMA 
post-rock da Pesaro 
VOID 00 
post-hardcore da Ancona
Weber defini lo stato come “un’entità che reclama il monopolio sull’uso legittimo della forza fisica”.
Oggi come allora, lo stato rappresenta l’istituzione legalizzata della violenza. La violenza con la quale costringe i suoi “sudditi” nelle forme legalizzate di lavoro/schiavismo, nelle semi libertà fittizie, nelle catene di una sanità che non funziona, ostacolata nella sua Equità; un istruzione che muore e nella feroce repressione di ogni contestazione. Oggi come allora vi è la necessità di reclamare il proprio diritto ad essere donne e uomini liberi.